giovedì 17 gennaio 2013
City Sightseeing Napoli
Il 3 Aprile 2004 nasce il City Sightseeing Napoli, meglio noto da queste parti come "il bus rosso senza tetto". Si è trattato di una vera e propria sfida, che si perpetua, giorno dopo giorno, in una città meravigliosa ma anche difficile. Tre i percorsi proposti capaci di far restare a bocca aperta i turisti di tutto il mondo, napoletani in testa. La vista da quattro metri d'altezza regala, di fatto, a tutti un orizzonte diverso. Si attraversa il Centro Storico, cuore antico e pulsante di mille tradizioni, intravedendo, nelle strade laterali, i caratteristici vicoli angusti della città vecchia e la ricchezza dei suoi musei; dal lungomare si risale la collina di Posillipo, godendo la vista di uno dei golfi più romantici del mondo. Di fronte, il Vesuvio che, con la sua figura maestosa protegge l'intera baia. E poi la Napoli viva, il salotto buono della città, le strade del lusso e delle grandi griffe per arrivare fino al punto più panoramico della città: San Martino, tanto citato in poesie e canzoni. Arte, storia, tradizioni, costumi ma anche mondanità e attualità sono gli ingredienti capace di rendere davvero unici questi percorsi.
La Pignasecca
Questa è forse la vera Napoli, non ancora completamente omologata, quella degli acquafrescai, dei pescivendoli urlanti (in foto), dei negozi alimentari con ogni ben di Dio, con l'esposizione di tutta l'arte della friggitoria napoletana, con i banchetti dove trovi di tutto, con in negozi di "tutto a 50 centesimi", con gli extracomunitari che sembrano essersi integrati alla perfezione nel tessuto sociale del luogo. E' vero, bisogna stare attenti allo scippatore, al motorino che passa sui piedi e alla gente che si accalca sui ristrettissimi marciapiedi ma, è qui che trovi la parte sanguigna di questa città, forse l'unica che ha ancora conservato il negozio di cibi cotti che fa da contraltare alla pizzeria che mostra il marchio della pizza d.o.p.
La Pignasecca
Stavolta siamo nella Pignasecca in un vicolo che comunica con la vicina Via Toledo. Una strada che oggi non ha un senso di marcia: o meglio, ce l'ha ma nessuno lo rispetta. I motorini scendono dai Quartieri Spagnoli, i marciapiedi sono occupati da ambulanti di ogni provenienza, le auto fanno lo slalom tra la gente che si affanna per arrivare sana e salva alla fine di questa insostenibile tragi-comico caos. Qui hanno la loro stazione di arrivo il treno della Cumana, la funicolare che porta al Vomero e un'importante fermata della Metropolitana. Quando arrivano tutti i mezzi in pochi minuti, un fiume di persone si riversa in questo vicolo stretto e lungo. Benvenuti nella Pignasecca di Napoli, una strada lunga poco meno di un chilometro dove si può trovare di tutto e di più. Il miglior pesce e i migliori arancini ('e palle 'e riso) di Napoli. Coperte, vestiti, pane e frutta a poco prezzo. Scenografici balconi fioriti con appesi pomodori, peperoncini e piantine di menta e salvia, ma anche, inutile nasconderlo, strade sporche, graffiti, muri scrostati, auto parcheggiate sui marciapiedi.
Pizzeria al 22! La vera pizza dal 1935!
In uno scorcio pittoresco della Napoli più vera, in angolo della Napoli fatta di suoni e di colori, incontrerete la "Pizzeria al 22", che al numero civico del proprio indirizzo ha intitolato il nome stesso del locale. E in questo locale rustico e accogliente troverete tutto il calore e la cortesia partenopea e tutto il gusto delle sue squisite pizze. La vera pizza napoletana, l'originale, la potete gustare sin dal 1935 alla Pizzeria al 22 a Napoli.
Spaccanapoli
Le ragioni per cui questa strada, simbolo della città di Napoli (il cui vero nome è "San Biagio dei Librai" nel segmento più rappresentativo) è da sempre chiamata Spaccanapoli, appaiono ampiamente evidenti osservando questa foto, scattata dal piazzale di San Martino, sommità della collina del Vomero. Spaccanapoli taglia infatti in due buona parte della città, partendo dal rione della Pignasecca (ai piedi del Vomero), attraversando tutto il centro storico (tra cui Via Roma, Piazza del Gesù, Piazza San Domenico, San Gregorio Armeno e Via Duomo) e giungendo alle spalle di Castel Capuano, nei pressi della Stazione Centrale. Lungo il suo percorso la strada assume (secondo la toponomastica ufficiale) sette nomi diversi e vede succedersi chiese, palazzi e piazze tra le più interessanti della città: tra questi, i complessi di Santa Chiara e del Gesù Nuovo, i palazzi Filomarino, Carafa e Marigliano, le chiese di S.Angelo a Nilo, S. Domenico Maggiore, S. Nicola a Nilo, la Cappella del Monte di Pietà, l'Ospedale delle Bambole, l'Archivio di Stato. Spaccanapoli rappresenta indubbiamente uno dei luoghi più tipici della città, in cui si coniugano tradizione, arte e cultura napoletana. Negozi di artigianato locale, ricchissime pasticcerie, le celebri botteghe d'arte presepiale (nell'adiacente Via San Gregorio Armeno), i bar e i locali notturni la rendono una tappa obbligata per i turisti e uno dei luoghi più vivaci e animati della città.
mercoledì 16 gennaio 2013
Borgo Marinari
Sul lungomare di Via Caracciolo e vicino all'ingresso per il bellissimo Castel Dell'Ovo si trova uno dei posti più belli di Napoli, il Borgo Marinari. Superando il piccolo ponte e lasciando sulla sinistra il circolo della Vela si entra improvvisamente in un mondo a parte che sembra uscito dalle vecchie foto di Alinari dell'800.
Ecco ci siete, siete giunti al Borgo Marinari, vecchia marina dei pescatori della zona di Santa Lucia. Sul vecchio isolotto di Megaride è una bellissima zona conservata dal castello che lo protegge e lo sorveglia. Qui è tutto particolare, è una cittadella a se piena di bar, ristoranti, pizzerie e narghilè dove tutto è avvolto in un atmosfera speciale, lontano dai ritmi frenetici della città e dove sembra che il tempo si sia fermato.
Con il buio è tutto ancora più suggestivo e sembra di non essere in pieno centro di Napoli. C'è il mare tutto intorno e le strette vie del borgo sono animate di gente che entra e esce da bar e ristoranti. Colpisce soprattutto il numero di locali in poco spazio: Zi Teresa, la Bersagliera, il Transatlantico dove una volta si vedevano ai tavoli personaggi come Totò, Sofia Loren e tanti altri. Ancora altri ristoranti e pizzerie come La Scialuppa e Ciro e tanti bar con tavolini dove trascorrere con tranquillità qualche ora.
martedì 15 gennaio 2013
La Solfatara
Ti accoglie, quando da Napoli arrivi a Pozzuoli, un antico androne che nulla tradisce di quanto custodisce. Un vecchio arco tra le vie ed i palazzi che, a guardarlo, non puoi fare a meno di chiederti: sarà questo l'indirizzo giusto? Biglietto, informazioni, rassicurazioni: sei nel posto giusto. Eppure, nonostante la rigogliosa macchia mediterranea e l'incredibile quiete t'invitino a rallentare, a goderti l'attimo, il tuo passo è spedito, cerchi conferme, vuoi qualcosa che assomigli ad un vulcano, uno sbuffo, un odore, un colore particolare: attenzione a quello che desideri! Immune alla festa di mirtilli, indifferente al corbezzolo rosso-arancio, continui a correre tra alberi e fiori, un enorme e profumato muro verde che s'apre d'improvviso... La prima sensazione è di essere sì, nel posto giusto, ma nel momento sbagliato. Mentre nella testa riprende vigore quella vocina che questa mattina insisteva per andar per musei. Intanto, l'andatura ha subito un brusco rallentamento, ora i passi sono lenti, attenti, e mandi avanti lo sguardo prima ancora dei piedi: saggia decisione. Ribollir di fango, fumarole alte fino al cielo, colori e odori, odori e tremori, fumo e rumori, sinistri rumori: Benvenuto alla Solfatara, 4000 anni ma non li dimostra. E' lei...............
La Villa Volpicelli
E' tra le ville più belle di Posillipo. Si trova sulla Riva Fiorita, uno dei luoghi più famosi di Posillipo per le residenze storiche e gli ottimi ristoranti. La sua terrazza si affaccia direttamente sul Golfo di Napoli. Recentemente nel fondale vicino alla villa sono state trovate antiche colonne greche e romane. Confina con Villa Rosebery, la residenza uffciale del Presidente della Repubblica a Napoli. La villa è dotata di un grande giardino dietro il muro di cinta e non è visitabile. Villa Volpicelli è stata utilizzata per rappresentare l'esterno del Palazzo Palladini, il condominio della soap opera di Rai Tre "Un Posto al Sole".
Napoli: dalla bottega di un falegname ecco rispuntare il teatro di Nerone
Giorno dopo giorno, la pancia di Napoli vomita frammenti d'antico e nuovi motivi di stupore che si offrono agli sguardi contemporanei.
Palazzo Donn'Anna
Il Palazzo Donn'Anna è un maestoso edificio seicentesco in tufo, mai ultimato, che sorge direttamente sul mare, nella parte bassa di Via Posillipo, la strada costiera che attraversa tutta l'omonima collina. Commissionato nel 1637 al grande architetto Cosimo Fanzago, il palazzo era stato voluto dal vicerè Ramiro Guzman in occasione delle sue nozze con la principessa Anna Carafa; ma il ritorno in Spagna del vicerè nel 1644 e poi la morte di Donn'Anna, determinarono l'interruzione dei lavori, che lasciarono l'edificio incompiuto. Dopo aver subito danni nella rivoluzione del 1647 e con il terremoto del 1688, fu sottoposto a restauro parziale nel Settecento, ma non uscì mai dal suo stato di abbandono, subendo anzi ulteriori riduzioni a inizio Ottocento quando, per ampliare Via Posillipo, fu ridimensionata la facciata. Nonostante la storia travagliata e la sostanziale trasformazione in rudere di alcune sue parti, Palazzo Donn'Anna mostra ancor oggi un aspetto regale e imponente, che caratterizza fortemente il tratto di costa posillipina in cui si trova, tra grotte, anfratti e pareti tufacee. Al palazzo è associata una celebre leggenda napoletana, alimentata da Matilde Serao: nella credenza popolare, Donn'Anna è confusa con l'ambigua figura della regina Giovanna d'Angiò, che si sarebbe servita di questo palazzo per le sue notti di passione con giovani amanti, scelti tra i pescatori del luogo. La leggenda vuole che all'alba la regina facesse poi uccidere i suoi amanti facendoli precipitare dal palazzo e che le anime di questi sventurati si aggirino tuttora nei sotterranei dell'edificio, affacciandosi al mare ed emettendo lugubri lamenti.
Certosa di San Martino
La Certosa di San Martino è tra i maggiori complessi monumentali di Napoli; costituisce, in assoluto, uno dei più riusciti esempi di architettura e arte barocca insieme alla Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro.
Mergellina
E' un luogo romantico e leggendario, cantato dai poeti. dalle coste di Nerano la sirena Partenope si sarebbe innamorata di Ulisse e avrebbe cercato di attrarlo col suo magico canto e quindi portarlo con sé in fondo al mare. Ma l'eroe greco - come narra Omero - riuscì a resistere al fatale richiamo, ricorrendo ad uno stratagemma: si fece legare all'albero della nave dai suoi compagni di viaggio. Dal dolore, la giovane sirena si uccise e il suo corpo fu raccolto dalle correnti sullo scoglio di San Leonardo a Mergellina. In città, in Piazza Sannazzaro, la statua della sfortunata Partenope testimonia la vitalità dell'antica leggenda.
domenica 13 gennaio 2013
Maggio, Inler e Insigne lanciano il Napoli verso la vetta! Napoli-Palermo 3-0
Il Napoli batte il Palermo per 3-0 grazie alle reti di Maggio, Inler e Insigne. In classifica, partenopei terzi a meno cinque dalla Juventus e a meno due dalla Lazio, in attesa della discussione del ricorso contro la penalizzazione che potrebbe restituire i due punti tolti e far rientrare gli azzurri a pieno titolo nella lotta per lo scudetto. Vittoria meritata e mai in discussione per gli undici di Mazzarri, che concedono al Palermo solo qualche iniziativa in avvio di gara con Dossena e Morganella. Dopo il goal di Maggio è un monologo azzurro, ed il risultato sarebbe potuto essere anche più rotondo.
sabato 12 gennaio 2013
Un Gabbiano a Via Posillipo
Un gabbiano reale, comodamente appoggiato su di un cassonetto, controlla il traffico da Via Posillipo. Foto di Francesco Palmieri.
"Un grande sentimento" segna il ritorno di Gianni Fiorellino
"Un grande sentimento" di F. Chiovaro - G. Fiorellino, acquistabile su ITunes, anticipa l'uscita del Doppio CD+DVD dal titolo "30 CUM LAUDE" live in Milan in vendita su etichetta Edel Italy dal 5 Marzo 2013 nei negozi di Musica e Video.
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venerdì 11 gennaio 2013
Acquasanta - Il nuovo singolo di Marcello Coleman
Marcello Coleman, voce degli Almamegretta, presenta Acquasanta, primo singolo e video del disco da solista "Black is Beautiful", uscito ad ottobre 2012. Il singolo si presenta come manifesto contro i dettami dell'omologazione descrivendo come, senza accorgercene, scivoliamo in un mondo in cui l'apparenza forzata, le illusioni e le "regole" imposte dal denaro portano alla spersonalizzazione dell'individuo che diventa pensiero di massa.
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Stazione Metro Toledo per il Telegraph è la più bella d'Europa
Aperta al pubblico da quattro mesi circa, la stazione Toledo della metropolitana di Napoli è già considerata la più bella d'Europa. Il britannico Telegraph, in una fotogallery con le immagini delle 22 più affascinanti stazioni della metropolitana europee, inserisce proprio la stazione Toledo al primo posto.
Una scelta che ha una ricaduta in termini di immagine "importante", spiega il sindaco Luigi de Magistris che ricorda anche il riconoscimento alle cosiddette 'stazioni dell'arte' della linea 1 della metro di Napoli da parte di esperti in occasione della Triennale di Milano, quando le stazioni finora concluse della linea 1 furono definite "la più bella d'Europa". Nella 'top 20' del Telegraph figura anche la stazione di Materdei. Entrambi i riconoscimenti "devono essere di stimolo per tutti, Governo, Unione Europea e Regione per darci il massimo contributo per finire anche le altre stazioni nel più breve tempo possibile". La nuova stazione di Toledo è aperta al pubblico dal 17 settembre scorso e prende il nome dalla via più centrale della città, quella dello shopping. Costituisce, al momento, una fermata intermedia sulla linea 'navetta' che collega piazza Dante con piazza Bovio, fermata Università. A febbraio 2013 sarà dotata anche di una seconda uscita a Largo Montecalvario, nei vicini Quartieri Spagnoli.
Il progetto è dell'architetto catalano Oscar Tousquets Blanco; gli interni, che hanno colpito i redattori del quotidiano britannico, sono arricchiti da opere di William Kendridge, Bob Wilson e Achille Cevoli. Con 50 metri di profondità e un volume di 43mila metri cubi che dal livello della strada si snodano fino al di sotto della falda acquifera, Toledo guadagna il primato di stazione più profonda tra quelle finora in esercizio sulla linea 1.
Ben cinque piani per un percorso che segna attraverso i colori il passaggio dalla terra al mare, mentre uno spettacolare 'cratere' collega la superficie con la grande hall situata 40 metri più in basso. Dopo Toledo toccherà alle fermate Filangieri, su Via Duomo, e quella di Piazza Garibaldi, che con il recente sblocco dei fondi da parte della Regione Campania dovrebbe essere conclusa entro la prossima estate.
(Fonte: Il Sole 24 Ore)
Una scelta che ha una ricaduta in termini di immagine "importante", spiega il sindaco Luigi de Magistris che ricorda anche il riconoscimento alle cosiddette 'stazioni dell'arte' della linea 1 della metro di Napoli da parte di esperti in occasione della Triennale di Milano, quando le stazioni finora concluse della linea 1 furono definite "la più bella d'Europa". Nella 'top 20' del Telegraph figura anche la stazione di Materdei. Entrambi i riconoscimenti "devono essere di stimolo per tutti, Governo, Unione Europea e Regione per darci il massimo contributo per finire anche le altre stazioni nel più breve tempo possibile". La nuova stazione di Toledo è aperta al pubblico dal 17 settembre scorso e prende il nome dalla via più centrale della città, quella dello shopping. Costituisce, al momento, una fermata intermedia sulla linea 'navetta' che collega piazza Dante con piazza Bovio, fermata Università. A febbraio 2013 sarà dotata anche di una seconda uscita a Largo Montecalvario, nei vicini Quartieri Spagnoli.
Il progetto è dell'architetto catalano Oscar Tousquets Blanco; gli interni, che hanno colpito i redattori del quotidiano britannico, sono arricchiti da opere di William Kendridge, Bob Wilson e Achille Cevoli. Con 50 metri di profondità e un volume di 43mila metri cubi che dal livello della strada si snodano fino al di sotto della falda acquifera, Toledo guadagna il primato di stazione più profonda tra quelle finora in esercizio sulla linea 1.
Ben cinque piani per un percorso che segna attraverso i colori il passaggio dalla terra al mare, mentre uno spettacolare 'cratere' collega la superficie con la grande hall situata 40 metri più in basso. Dopo Toledo toccherà alle fermate Filangieri, su Via Duomo, e quella di Piazza Garibaldi, che con il recente sblocco dei fondi da parte della Regione Campania dovrebbe essere conclusa entro la prossima estate.
(Fonte: Il Sole 24 Ore)
giovedì 10 gennaio 2013
Nino D'Angelo - Italia Bella (Video Ufficiale HD)
Italia Bella è un capolavoro dell'ultimo disco [Tra Terra e Stelle] del maestro Nino D'Angelo... questo è il video ufficiale con la partecipazione di Ciccio Merolla, Alfonso Postiglione e Riccardo Zinna.
Singolo di lancio dell'album, un calypso che ritrae il Paese di oggi, con troppe stelle senza un varietà (un accenno alle proteste degli artisti contro i tagli del Governo nel settore dello spettacolo): il brano è un ritratto spietato dei nostri politici, che fanno promesse ma non le mantengono, e degli italiani lacchè, egoisti e disposti anche ad asservirsi a un padrone pur di ricevere in cambio favori personali, infischiandosene del bene della comunità.
Singolo di lancio dell'album, un calypso che ritrae il Paese di oggi, con troppe stelle senza un varietà (un accenno alle proteste degli artisti contro i tagli del Governo nel settore dello spettacolo): il brano è un ritratto spietato dei nostri politici, che fanno promesse ma non le mantengono, e degli italiani lacchè, egoisti e disposti anche ad asservirsi a un padrone pur di ricevere in cambio favori personali, infischiandosene del bene della comunità.
Silenzio! Napoli parla a chi sa ascoltarla e racconta...
"Sono nuda di panni eppur vestita di sale e d'acqua, di fuoco e di
vento e dall'eternità le mie ali leggere e possenti trattengono nel fiero
abbraccio questo cristallo di Paradiso, caduto sulla Terra direttamente dalle
mani congiunte di Dio.
Io sono l'Angelo... il Deva, lo Spirito Immortale... La Stella… la Sirena; ora il Castello su Megaride… ora Nisida perduta dalle braccia di Posillipo… quindi il Faro di questo luogo che mi fu affidato. Ho i mille nomi che mi hanno imposto e altrettanti volti; ognuno coniato nel tempo… dai "tempi" dei Mortali.
Vi fu chi, tra gli eroi omerici, mi scorse tra i flutti di questo mare turchino e di metallo o tra le nuvole arancio e viola di questo magnifico e terribile Cielo Meridiano... o, anche, tra le pieghe della costa frastagliata che qui si lancia - in lungo e in largo - dall'alito caldo di messer Vesèvo nell'abisso, in rapido balzo giù per le chiome dei pini, tra i rovi e la ginestra, tra vestigia di rocche, ricordi di pizzi e merli di templi e castelli decaduti, per sfiorare più in basso gli odorosi agrumeti a mezza costa, vigne e pergole, tra le cupole di mosaico e d'oro zecchino delle chiese ed i tetti di rame e coccio dei monasteri… per affondare le membra giù in fondo, nei dolci giardini di fiori e spezie, palmeti, gerani, affatate piantine di cetrangolo e fichi d'india, distribuiti tra sfarinate di casarelle linde e austeri palazzi, su e giù per scale, vicoli e scese… eppoi, per numerose torri, grotte, insenature e fiordi delle minuscole marine, tra barche e reti di pescatori, a gloriosa corona dell'orlo dell'abisso Mistero Mare.
Altri, mi munì d'ali d'uccello e mi rassegnò a popolar colonie di strigi piumate sulle pareti scoscese della costiera e sui minuti isolotti ... oppure mi appellò regina delle Sirenuse, quando alle ali gallinacee e agli speroni impietosi gli uomini preferirono il fasciarmi in un corpo invitante di donna, dal canto suadente e dalla coda pescina, perfidamente seducente perché impenetrabile, asessuata, contronatura, priva di fertile ventre...
Oh! Quant'è vero che la bellezza pura incute più gelido orrore della mostruosa bruttezza! Non vi è forse più familiare l'Ade di questo sfolgorante Paradiso, che voi osate definire accecante?
Sempre e in ogni modo mi hanno percepito magnifica e terribile, come magnifica e terribile è la suggestione immutata di questo luogo che, invece, stringo materna quale delicata creatura sul mio petto pulsante all'unisono col pulsar delle stelle ed al ritmo incessante del respiro del mare; talvolta, ninnandola al suono di conchiglie e corni, d'antiche cetre, liuti, flauti ed archicembali; tal' altra sollazzandola col tamburello, il triccaballacche, il putipù e la voce di un posteggiatore che accompagna e che racconta l'amara storia del diletto figlio adolescente Corradino o di uno dei tanti Masaniello "nemo propheta in Patria"...
Di quando - a questa creatura - rammento il suo antico censo marinaro, di quand'aveva la flotta più imponente del Mediterraneo ed anche, forse, d'Europa... ed allora improvviso sale, come da canne d'organo, una musica trionfale: è il dio del vento che sfiora con le sue lunghe dita i pinnacoli e le guglie delle nobili magioni arroccate sotto un cielo di stelle, laddove la storia di Napoli da qui s'innalza come preghiera al Cielo, quale una cattedrale gotica scolpita dalle note e dai silenzi dei fasti di una musica divina. Lo sciabordio nelle marine, la risacca, la spuma sulla battigia della calma, la tempesta e il fragore dell'onda, il frangersi dei legni sugli scogli, ….l'urlo vetroso del pietrisco… Lo scalpiccio di sandali dei milioni di antichi passi sulle scese del Decumano… Il crepitar dei fuochi di taverna, in un presepe affollato di San Gregorio Armeno… il vociare scanzonato dei bottegai: così è qui composta l'orchestra ed il coro di Dio!
Io sono l'Angelo in piedi sull'ago della tua bussola, segno il Sud tra i petali odorosi d'Oriente della Rosa dei Venti che punta sempre il vorace Nord geloso.
Io sono l'anima della fornace che cuoce i pani per il desco, le misere terraglie per le umili dimore e le pregiate maioliche variopinte per i ricchi templi.
Sono lo scrigno di mille meraviglie… il forziere forzato dai ladri d'ogni tempo e d'ogni guerra.
Sono il genio che muove le mani del vasaio, del teatrante, dell'artigiano di mille nobili mestieri ormai scomparsi; quello che dirige le mani del direttore d'orchestra nel tempio del San Carlo ed a San Pietro a Majella e quelle che infilano l'ago che a Mergellina e a Coroglio ripara con pazienza le reti e le vele sulla spiaggia…
Sono l'argento dei guizzanti pesci del mare e delle mandolinate lune… piene di milioni di stelle… la farina e l'acqua e il vento che mescolano nel tripudio a Cerere la sacra libagione del frumento.
Sono la luce del Sole ardente, il plasma trasfuso ai succosi frutti delle limonaie, il fuoco dell'elisir di lunga vita, racchiuso religiosamente in ampolle, come reliquia vivente del santo patrono di questa Terra.
Pigio il torchio delle profumate cartiere e con inchiostro trasparente d'acqua di mare scrivo sulle migliaia di fogli, odorosi di fiori campestri, tutte le storie della incredibile Storia di quest' ameno luogo.
Io sono - assieme - l'eccelso spirito di Partenope e la carnale sua serva Napoli!
Ho il potere, da millenni, di risvegliare dalla catarsi i dormienti, i misogini odissei, gli ignavi, gli indifferenti, i distratti, suscitando con il fulgore della mia spietata bellezza e con il fuoco di questo cristallo di Paradiso, lo sgomento, la scossa, l'"insulto opossico" necessario ad ogni creatura che deve rinascere al mondo superiore, alla consapevolezza… alla maestosità di Dio, perché non si perda in eterno nel vuoto infinito della bestemmia di un Limbo o vaghi esule morto vivente nella Terra di Mezzo dei suoi dèmoni istinti.
Io, spezzo il fiato! Rigenero!
Tu, invocami se m'ami…Nelle tue tristi notti forestiere CHIAMA NAPOLI ed io, Partenope, verrò a regalarti una carezza, una canzone…la promessa di un ritorno e… un sogno."
Io sono l'Angelo... il Deva, lo Spirito Immortale... La Stella… la Sirena; ora il Castello su Megaride… ora Nisida perduta dalle braccia di Posillipo… quindi il Faro di questo luogo che mi fu affidato. Ho i mille nomi che mi hanno imposto e altrettanti volti; ognuno coniato nel tempo… dai "tempi" dei Mortali.
Vi fu chi, tra gli eroi omerici, mi scorse tra i flutti di questo mare turchino e di metallo o tra le nuvole arancio e viola di questo magnifico e terribile Cielo Meridiano... o, anche, tra le pieghe della costa frastagliata che qui si lancia - in lungo e in largo - dall'alito caldo di messer Vesèvo nell'abisso, in rapido balzo giù per le chiome dei pini, tra i rovi e la ginestra, tra vestigia di rocche, ricordi di pizzi e merli di templi e castelli decaduti, per sfiorare più in basso gli odorosi agrumeti a mezza costa, vigne e pergole, tra le cupole di mosaico e d'oro zecchino delle chiese ed i tetti di rame e coccio dei monasteri… per affondare le membra giù in fondo, nei dolci giardini di fiori e spezie, palmeti, gerani, affatate piantine di cetrangolo e fichi d'india, distribuiti tra sfarinate di casarelle linde e austeri palazzi, su e giù per scale, vicoli e scese… eppoi, per numerose torri, grotte, insenature e fiordi delle minuscole marine, tra barche e reti di pescatori, a gloriosa corona dell'orlo dell'abisso Mistero Mare.
Altri, mi munì d'ali d'uccello e mi rassegnò a popolar colonie di strigi piumate sulle pareti scoscese della costiera e sui minuti isolotti ... oppure mi appellò regina delle Sirenuse, quando alle ali gallinacee e agli speroni impietosi gli uomini preferirono il fasciarmi in un corpo invitante di donna, dal canto suadente e dalla coda pescina, perfidamente seducente perché impenetrabile, asessuata, contronatura, priva di fertile ventre...
Oh! Quant'è vero che la bellezza pura incute più gelido orrore della mostruosa bruttezza! Non vi è forse più familiare l'Ade di questo sfolgorante Paradiso, che voi osate definire accecante?
Sempre e in ogni modo mi hanno percepito magnifica e terribile, come magnifica e terribile è la suggestione immutata di questo luogo che, invece, stringo materna quale delicata creatura sul mio petto pulsante all'unisono col pulsar delle stelle ed al ritmo incessante del respiro del mare; talvolta, ninnandola al suono di conchiglie e corni, d'antiche cetre, liuti, flauti ed archicembali; tal' altra sollazzandola col tamburello, il triccaballacche, il putipù e la voce di un posteggiatore che accompagna e che racconta l'amara storia del diletto figlio adolescente Corradino o di uno dei tanti Masaniello "nemo propheta in Patria"...
Di quando - a questa creatura - rammento il suo antico censo marinaro, di quand'aveva la flotta più imponente del Mediterraneo ed anche, forse, d'Europa... ed allora improvviso sale, come da canne d'organo, una musica trionfale: è il dio del vento che sfiora con le sue lunghe dita i pinnacoli e le guglie delle nobili magioni arroccate sotto un cielo di stelle, laddove la storia di Napoli da qui s'innalza come preghiera al Cielo, quale una cattedrale gotica scolpita dalle note e dai silenzi dei fasti di una musica divina. Lo sciabordio nelle marine, la risacca, la spuma sulla battigia della calma, la tempesta e il fragore dell'onda, il frangersi dei legni sugli scogli, ….l'urlo vetroso del pietrisco… Lo scalpiccio di sandali dei milioni di antichi passi sulle scese del Decumano… Il crepitar dei fuochi di taverna, in un presepe affollato di San Gregorio Armeno… il vociare scanzonato dei bottegai: così è qui composta l'orchestra ed il coro di Dio!
Io sono l'Angelo in piedi sull'ago della tua bussola, segno il Sud tra i petali odorosi d'Oriente della Rosa dei Venti che punta sempre il vorace Nord geloso.
Io sono l'anima della fornace che cuoce i pani per il desco, le misere terraglie per le umili dimore e le pregiate maioliche variopinte per i ricchi templi.
Sono lo scrigno di mille meraviglie… il forziere forzato dai ladri d'ogni tempo e d'ogni guerra.
Sono il genio che muove le mani del vasaio, del teatrante, dell'artigiano di mille nobili mestieri ormai scomparsi; quello che dirige le mani del direttore d'orchestra nel tempio del San Carlo ed a San Pietro a Majella e quelle che infilano l'ago che a Mergellina e a Coroglio ripara con pazienza le reti e le vele sulla spiaggia…
Sono l'argento dei guizzanti pesci del mare e delle mandolinate lune… piene di milioni di stelle… la farina e l'acqua e il vento che mescolano nel tripudio a Cerere la sacra libagione del frumento.
Sono la luce del Sole ardente, il plasma trasfuso ai succosi frutti delle limonaie, il fuoco dell'elisir di lunga vita, racchiuso religiosamente in ampolle, come reliquia vivente del santo patrono di questa Terra.
Pigio il torchio delle profumate cartiere e con inchiostro trasparente d'acqua di mare scrivo sulle migliaia di fogli, odorosi di fiori campestri, tutte le storie della incredibile Storia di quest' ameno luogo.
Io sono - assieme - l'eccelso spirito di Partenope e la carnale sua serva Napoli!
Ho il potere, da millenni, di risvegliare dalla catarsi i dormienti, i misogini odissei, gli ignavi, gli indifferenti, i distratti, suscitando con il fulgore della mia spietata bellezza e con il fuoco di questo cristallo di Paradiso, lo sgomento, la scossa, l'"insulto opossico" necessario ad ogni creatura che deve rinascere al mondo superiore, alla consapevolezza… alla maestosità di Dio, perché non si perda in eterno nel vuoto infinito della bestemmia di un Limbo o vaghi esule morto vivente nella Terra di Mezzo dei suoi dèmoni istinti.
Io, spezzo il fiato! Rigenero!
Tu, invocami se m'ami…Nelle tue tristi notti forestiere CHIAMA NAPOLI ed io, Partenope, verrò a regalarti una carezza, una canzone…la promessa di un ritorno e… un sogno."
Marina Salvadore (A.D. 2005-10)
Chi ama Napoli!
Chi ama Napoli, ha intima consapevolezza che Napoli esiste oltre ogni volgare luogo comune, oltre ogni pittoresco folklore, oltre la menzogna storica istituzionale, ...oltre l'offesa dell'ignoranza e del tempo.
Chi ama Napoli, è ancora capace di vederla pulsare di vita nelle antiche profondità del suo corpo di giallo tufo imbibito di sole, di respirarla sulla superficie del sacro calice d'acqua salata del golfo, di annusarla lungo il sentiero delle spezie che cinge come corona il suo cuore ardente di vigne, di agrumi, di arte, di storia... profumato di umano genio e di tuberosa; frutti e fiori... RADICI della sua fertile terra vulcanica.
Chi ama Napoli, è ancora capace di vederla pulsare di vita nelle antiche profondità del suo corpo di giallo tufo imbibito di sole, di respirarla sulla superficie del sacro calice d'acqua salata del golfo, di annusarla lungo il sentiero delle spezie che cinge come corona il suo cuore ardente di vigne, di agrumi, di arte, di storia... profumato di umano genio e di tuberosa; frutti e fiori... RADICI della sua fertile terra vulcanica.
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